PRATICHE

& Micro-pratiche

Il segreto tantrico

Da "TANTRA YOGA - 

IL VIJÑANABHAIRAVA TANTRA

"Il Tantra della Conoscenza Suprema".

Tradotto e commentato da 

Daniel Odier


"Le micro-pratiche,

il segreto tantrico


La grande originalità della pratica tantrica come l'ho ricevuta dal mio maestro, Devi, consiste nelle micro-pratiche".

 Invece di consacrare ogni giorno una o due ore alla meditazione il tantrika, fin dall'inizio della sua ascesi, pratica le stanze ricevute dal suo maestro dieci, venti cinquanta o cento volte al giorno, con una grande intensità ma per un periodo molto breve che non supera un minuto. 

 Piuttosto che prolungare il tempo di pratica, lo yogin aumenta il numero di pratiche. 

 L'effetto delle micro-pratiche è impressionante. Soltanto in alcune settimane, esse permettono al Tantrika di assaporare i frutti dell'ascesi e stabilirsi in uno spazio che non cessa di aumentare.   Questa tensione, seguita immediatamente da rilassamento, è la chiave della buona riuscita.   Permette alla mente di accedere molto rapidamente alla pratica spontanea senza essere affaticata da una contrazione troppo lunga seguita da un ritorno all'automatismo, origine della nostra sofferenza.

 Per la sua sottigliezza, la micro-pratica permette di seguire un'ascesi profonda all'interno stesso della società. 

 Permette di integrare vita pratica e vita mistica in una presenza alla realtà che non cessa di aumentare.  

 La mente acquista rapidamente una mirabile agilità e gusta il piacere di praticare in qualsiasi luogo e in qualsiasi circostanza.   L'effetto della trasmissione è potente. Fin dalle prime settimane di pratica la coscienza del profondo, l'inconscio, sono inondati dalla potenza della Shakti la cui energia abiterà in breve tempo Il Discepolo. 

 Questa forza fa allora vibrare tutti gli strati dell'essere e attraversa i tre stati di veglia, di sogno e di sonno profondo, modificando fondamentalmente le possibilità di realizzazione del discepolo..."




ESEMPI DI PRATICHE


EYEGAZE

Contemplazione

(al posto di "Meditazione")


"È utilizzata la parola contemplazione, piuttosto che quella di meditazione, per sottolineare chiaramente che bisogna riconoscere la qualità innata della nostra natura risvegliata e non cercare di sperimentare fuori di sé quello o quell'altro stato, assaporare stati modificati di coscienza, pensare o sperare di raggiungere qualcosa di esteriore. 

 In questo modo, la pratica inizia a prendere un'intensità nuova il giorno in cui è decondizionata dai suoi desideri e scopi. 

 Questa maniera di familiarizzarsi con ciò che c'è già è chiamata contemplazione. [...] 

 La sfera della contemplazione non è sottomessa né al tempo né allo spazio, perché la natura della mente è vuota. 

 Uscendo dagli schemi classici di "fare", di "cercare" e di "trovare", colui che si dedica alla contemplazione raggiunge Shiva, "il Grande Vuoto"."

      


... alla fine della Via. Ma spesso la vita stessa ti porta a questa iniziazione (di Kali... Bharata) in forme spontanee e naturali.

 Ma non occorre sia così! 

(Foto dal Vijñanabhairava Tantra). 


La Camminata


"Cammineremo.

Cammineremo soltanto.
Sarà piacevole camminare insieme.
Senza pensare di arrivare da qualche parte.
Cammina in pace. Cammina nella gioia.
Il nostro è un cammino di pace.
Poi impariamo
che non c’è un cammino di pace;
camminare è la pace;
non c’è un cammino di gioia;
camminare è la gioia.
Noi camminiamo per noi stessi.
Noi camminiamo per ognuno
sempre mano nella mano.
Cammina e tocca la pace di ogni istante.
Cammina e tocca la gioia di ogni istante.
Ogni passo è una fresca brezza.
Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi.
Bacia la terra con i tuoi piedi.
Imprimi sulla terra il tuo amore e la tua gioia.
La terra sarà al sicuro
se c’è sicurezza in noi."

Thich Nhat Hann
(Monaco Zen Vietnamita)